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…avevano pelle chiara,
costumi grotteschi
occhi diversi dai nostri.

Occhi di drago,
spade di fuoco,
risate di iena, grido roco.

Passavan pe’campi e videro un vecchio
Sporco di terra bagnata
Chiesero asilo per i loro destrieri
Dopo una lunga giornata.

La notte ubriaca di mosto e paura
La notte che scende, che segue la sera
I cavalli ormai stanchi sono alla posta
Gli stranieri sono in cerca di sosta.

Burbero il vecchio disse di no
E nella nebbia la nebbia volò.
Burbero il vecchio disse di no
E nella nebbia la nebbia volò.

Qualcuno che aveva del pane in più
Due sedie impagliate, da loro del tu.
Li fanno sedere alla povera mensa
Con il viso della riverenza.
Le prime cornacchie alla brina bevevano
Il vecchio e suo figlio la terra scavavano
Con vanghe e con zappe spaccavano il suolo
Il corvo spiccava nero il suo volo.

Pareva che il vecchio fosse morto là dentro
Dopo quel colpo sparato nel petto
Il figlio ormai vuoto sotto fredda minaccia
Guardava il suo vecchio dritto in faccia.

Il vecchio apriva gli occhi grigi d’età
Chiedeva a suo figlio con forte pietà
Non farmi sentire la terra sul viso
Prima che voli nel mio paradiso.

Avevano pelle chiara,
Costumi grotteschi,
Cappelli e mantelli coi teschi.

Padroni di vita,
Padroni di sorte,
del figlio il rimorso, del padre la morte.

Il vecchio sentì odore di terra e di muschio
Sotto quel campo che avea lavorato
Il figlio piangendo copriva quel corpo
D’estate, il grano sarebbe rinato.

Alcune brevi note sulla canzone:

Il brano “Padroni di sorte” racconta una tragedia familiare realmente accaduta nelle campagne pisane durante l’occupazione tedesca. Delle SS presero "in ostaggio" una famiglia (scambiandola per una che, pochi giorni prima, gli aveva rifiutato ospitalità) e dopo aver sparato al padre costrinsero il giovane figlio a seppellirlo, nonostante il padre non fosse ancora morto.
Questa vicenda -molto nota nel pontederese- è sempre stata raccontata nella famiglia di Bettina, che ha scoperto anche di conoscere la nipote di quel capofamiglia dalla sorte così triste.
La vicenda l'ha colpita a tal punto da farle nascere spontanea l'urgenza di raccontarla con una canzone.
L'abbiamo immaginata un po' come una vicenda di draghi e cavalieri neri, dal sapore quasi medievale.